L’itinerario ipotetico dei vini migliori del mondo (secondo l’annuale classifica di Wine Spectator, a partire dal 2000) in Toscana tocca due aziende di Brunello di Montalcino, una del Chianti (tra Siena e Firenze) e altre due di Bolgheri, sulla costa livornese. Si parte dal Solaia 1997 (vincitore proprio nel 2000), un vino Igt Toscana prodotto nello spicchio più assolato della collina di Tignanello: qui una villa cinquecentesca è stata costruita sopra a un edificio del Trecento di proprietà dei Buondelmonti, poi dei Medici e, dalla seconda metà dell’Ottocento, della famiglia Antinori. Si prosegue con l’Ornellaia 1998 (nel 2001, anno del riconoscimento, era di Antinori; oggi è dei Frescobaldi): è un Bolgheri Doc superiore, prodotto non lontano da Marina di Bibbona. Oltre alla tenuta non distante dal mar Tirreno c’è un altro luogo dove scoprire questo vino e la cucina della Regione: è il ristorante che si chiama – manco a dirlo – Ornellaia, situato nel cuore di Zurigo. L’azienda Casanova di Neri è un’altra tappa imperdibile dopo il trionfo del Brunello Tenuta Nuova 2001 (vino dell’anno 2006): qui si può visitare l’imponente cantina interrata, proprio di fronte a Montalcino e, volendo, si pernotta nel relais. Un salto di diciassette anni (2018) ed ecco che troviamo sul tetto del mondo il Bolgheri Sassicaia 2015 di San Guido (vincitore nel 2018). L’avventura enologica di questa azienda – che si lega anche ai cavalli da corsa, compreso il celebre Ribot – inizia nel 1942, quando il marchese Incisa della Rocchetta inizia a sperimentare, per primo, il Cabernet in Toscana. Argiano (un altro Brunello, nella foto l’ad ed enologo Bernardino Sani) è la tappa recentissima: la tenuta ha nella cinquecentesca villa Bell’aria il cuore della produzione, cui si aggiungono esperienze immersive di vinificazione, escursioni culturali oltre alla possibilità di soggiornare in camere sontuose, con uno chef privato che prepara piatti partendo da materie prime biologiche e del territorio.
Grandi attori per il design e l’artigianato toscani
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