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Piccoli distretti, grandi vocazioni (e musei)

L’economia delle città come dei piccoli centri della Toscana si legano a produzioni peculiari, in bilico tra industria, arte e artigianato, con sconfinamenti nella moda. Lo dimostra il panno casentino, frutto di una lavorazione manuale della lana. Oppure il cappello di paglia di Signa, realizzato già nel Settecento utilizzando le spighe di grano: il Museo Domenico Michelacci ne documenta la storia.  La produzione di tessuti a Prato ha determinato la crescita economica della città sin dal Medioevo. La lavorazione e la sua storia si ammirano al Museo del tessuto. L’arte della profumeria fiorentina, già nota in epoca rinascimentale ed esplosa con Caterina de’ Medici e Renato Bianco (René le Florentin) trova un’adeguata narrazione nel Museo Villoresi. La lista delle produzioni è lunga: si va dal ferro battuto alla soffiatura e cesellatura del vetro, dal legno alla carta, dai merletti alla pelle.  Montelupo Fiorentino lega il suo nome alla storica produzione artigianale di maiolica con motivi decorativi, tra il blu e il verde, d’ispirazione ispano-moresca. La produzione, oltreché nelle botteghe locali, è visibile al Museo della ceramica. La tradizione della porcellana si identifica con Sesto Fiorentino e in particolare con la Richard Ginori, nata dalla fusione di fine Ottocento con la lombarda Richard. Oggi è Ginori 1735, acquisita da Gucci (controllata dal gruppo francese Kering). Il Museo Ginori, momentaneamente chiuso, ha questa lunga storia da raccontare. La lunga teoria dei centri produttivi prosegue con il cristallo di Colle di Val d’Elsa (un museo, pronto alla riapertura, testimonia la principale produzione a livello nazionale); l’alabastro di Volterra (dove è attivo un ecomuseo); i manufatti in terracotta di Impruneta, dove le fornaci conservano interessanti testimonianze, mentre un polo museale, che raccoglie la storia della lavorazione e del territorio, è stato ricavato dal Comune nell’ex fornace Agresti. Analoga tradizione c’è nel villaggio di Petroio (Siena) dove il Museo della terracotta racconta l’epopea di una attività ancora in funzione. Infine, il marmo (dal rarissimo Marmo giallo Siena nel comune di Sovicille a quello delle Apuane, con un museo dedicato a Carrara) e l’oro, che ha ad Arezzo il più importate distretto italiano.

In foto Museo del tessuto, Prato (Visit Tuscany)

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