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Spoon river in Val di Chiana

La Val di Chiana aveva anticamente una capitale: Chiusi. Nel corso dei secoli questo territorio strategico è stato conteso tra Longobardi e Bizantini, poi tra Siena, Firenze, Orvieto e Perugia. Le vicende storiche ne hanno modellato i paesaggi (il Clanis, da fiume navigabile divenuto un’immensa palude, fino ai laghi e al canale della Chiana di oggi) e fatto un contenitore di culture e creatività, dando un’impronta ben definita a ogni antico castello o a cittadine emergenti, come Montepulciano. Ovunque c’è una vocazione, una tradizione interpetrata dagli abitanti, protagonisti di una sorta di Antologia di Spoon River: la mescitrice dell’Acqua santa di Chianciano, il “concaio” di Petroio, il pescatore del lago di Chiusi, l’appiciatrice di Celle sul Rigo, il produttore di Vino Nobile di Montepulciano, l’artista della ceramica di Cetona o quello dell’oro a Sarteano, il produttore di olio di Castelmuzio o il falegname di Torrita, la sarta della cooperativa di comunità di San Casciano dei Bagni o il responsabile di un’Accademia. Si tratta di stili di vita, tradizioni secolari che trovano riscontro anche in cucina. Lo dimostrano il brustico, pesce abbrustolito (da cui il nome) sulle canne oppure i pici, che qui hanno origine: tirati a mano (non con l’impastatrice!), magari conditi con l’aglione della Val di Chiana. A Petroio c’è una variante: i lunghetti. Ognuno si sente parte di una comunità, l’associazionismo è particolarmente diffuso. Tutto questo è riscontrabile nel sito: www.paesagginarrativi.it (a cura dell’Unione dei Comuni) con video di personaggi rappresentativi che raccontano sé stessi. Di recente è nato un altro contenitore web: www.artigianatoinmostra.it, dove vengono presentati diciotto artigiani di nove Comuni (a cura della Strada del Vino Nobile di Montepulciano e dei Sapori della Valdichiana Senese) alle prese con ceramica, tessuti, legno, metallo, pietra, pelle, vetro, terracotta e cera. Comune denominatore: sostenibilità, dialogo con ambiente e tradizioni. Sembra non esserci soluzione di continuità tra i vasi etruschi, gli orci che contenevano l’olio di oliva o gli oggetti in ceramica con taglio artistico di oggi.

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