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La “Pietra della luce”: eventi e artigiani a Volterra

Arriva da un’epoca lontana la lavorazione dell’alabastro (o “pietra della luce”, per la sua trasparenza), a Volterra (Pisa). Ma più che a un’attività imprenditoriale siamo di fronte a uno stile di vita, che unisce una comunità basata su valori comuni molti forti: dal mutuo supporto agli ideali antifascisti e spesso anarchici, oltre a una buona propensione al divertimento e allo scherzo, assai comune in Toscana. Da qualche anno è stata recuperata la festa di San Luca, patrono degli alabastrai, a metà ottobre: un piacevole pretesto per proporre mostre, spettacoli, letture e gustosi pranzi (compreso quello offerto a questi artigiani della pietra dal Comune), in un festival tra i più interessanti nel panorama “indipendente” nazionale. C’è poi un’altra tradizione che si lega all’alabastraio gaudente, quella del Primo Maggio: in circoli e trattorie, al mattino, si mangiano trippa, fave, pecorino e acciughe, accompagnati da vino rosso. Questa ricca tradizione si respira nel centro storico, grazie a un ecomuseo che corre sulla linea del tempo: comprende la maestria degli odierni artigiani è un ideale rimando agli Etruschi, che riconducevano questa pietra all’aldilà, come dimostrano le urne cinerarie al Museo Guarnacci (fondato nel 1761 e rinnovato di recente, è uno dei musei pubblici più antichi in assoluto). A palazzo Viti, dimora del mercante dell’Ottocento che ha fatto conoscere l’attività volterrana fino in Asia, non passano inosservati due grandi candelabri commissionati dall’imperatore Massimiliano d’Asburgo e un raro tavolo in alabastro indurito. La Cooperativa artieri alabastro mantiene viva questa lavorazione (che non ha scopi pratici, ma solo estetici), con i suoi membri che continuano con passione a progettare e a realizzare articoli anche attraverso collaborazioni con artisti e designer. Visite guidate, corsi di formazione e laboratori ne completano l’attività.

Foto: lavorazione alabastro Volterra. Fabio Poggi, wikimedia commons

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