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Il vino della Tabula Cortonensis e l’olio chiusino

La Tavola rinvenuta a Cortona, una lamina in bronzo con iscrizioni etrusche spezzata in otto parti (una mancante) e delle dimensioni di un foglio di carta da lettere, è il terzo testo etrusco per lunghezza dopo la Mummia di Zagabria e la Tegola di Capua. I frammenti, che vennero consegnati nel 1992 al comando dei Carabinieri di Camucia, sono diventati famosi con il nome latino di Tabula Cortonensis. L’iscrizione fa riferimento ad una compravendita di terreni tramite rivendicazione pubblica fatta dall’acquirente, alla presenza del venditore e del pretore che ne sanzionava, a fine processo, la transazione. Di fatto si testimonia la cessione da parte di Petru Scevas, uomo di umili origini ma arricchitosi con la mercatura, di terreni collinari affacciati sul lago Trasimeno ai membri di una famiglia aristocratica, i Cusu, in cambio di un miglioramento della posizione sociale. Come si desume dalla Tanella di Pitagora, la figlia di Petru Scevas avrebbe effettivamente sposato un membro della famiglia Cusu. Vicende così intime e dettagliate sembrano annullare i secoli che separano quei vigneti dall’attuale produzione, valorizzata dalla giovane Doc “Cortona” (provincia di Arezzo). Ma come trascurare l’olio? Aligi di Alicarnasso narra che dalla vicina Chiusi (una delle “capitali” etrusche, oggi in provincia di Siena) il guerriero Arrunte avrebbe portato ai Celti «molti otri di vino e olio». L’esistenza di officine ceramiche etrusco-corinzie, dedite anche alla produzione di piccoli balsamari contenenti essenze profumate a base d’olio può costituire una prova indiretta, tra fine VII e prima metà del VI sec. a.C., della presenza di un’olivicoltura che oggi si identifica con una secolare oliva locale: la “minuta chiusina”. L’olio è il perfetto condimento per il “brustico”: più che un piatto è quasi un rito religioso, con le fiamme delle canne abbrustoliscono (da cui il nome) il pesce del lago. Anche questo un piatto “etrusco”?

Foto: copia della Tabula cortonensis in disegno nero (fonte wikimedia commons)

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