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La Costa “delle etrusche “. Viaggio al femminile nella provincia di Livorno

Uno dei lembi più incontaminati della Costa toscana, quello che corre tra Livorno e Piombino, la cosiddetta Costa degli Etruschi si potrebbe declinare al femminile per le fattezze sinuose e avvolgenti che ne caratterizzano la morfologia, i “segreti femminili” racchiusi in alcuni suoi toponimi e le tracce di antiche donne etrusche, emancipate, colte, capaci di leggere, con una propria vita sociale anche al di fuori delle mura domestiche. Ecco, dunque, un piccolo itinerario tra mare, siti archeologi e pace dei sensi in una terra di accoglienza, dove scorrono acque cristalline lambite da fine arena, e borghi autentici e strade acciottolate rincorrono pinete e parchi naturali. Qui il passo degli Etruschi si coglie in tanti punti e non a caso il nome deriva dalla loro presenza, registrata a partire dal IX secolo a.C.. Tra Baratti e San Vincenzo in particolare si trovano le testimonianze più ricche della colonizzazione etrusca. In questo territorio ricadono le aree archeologiche e naturalistiche dei Parchi della Val di Cornia, che comprendono il Parco Archeologico di Baratti e Populonia, diretto dall’archeologa Marta Coccoluto.

Il lato femminile di Populonia

Populonia, l’unica lucumonia costruita sul mare, racchiude la sua femminilità e la sua bellezza già nel nome etrusco Popluna, che vuol dire fertilità, a sua volta mutuato da Fufluna, connessa al Dio etrusco Fufluns, ovvero Dioniso. L’antica città in epoca etrusca sorgeva su un promontorio di fronte all’isola d’Elba e alla Corsica, una posizione perfetta per dominare e controllare il territorio e le rotte marittime. Il suo prestigio crebbe proprio con il traffico navale legato alla sua vocazione siderurgica: sul suo territorio erano presenti i forni fusori del ferro estratto nelle vicine miniere dell’Isola d’Elba. E proprio qui nacque una potente aristocrazia.

Trekking archeologico sulle tracce della sacerdotessa

Populonia abbraccia dall’alto della sua collina in uno sguardo a 360 gradi, il golfo di Baratti, un connubio perfetto tra natura e archeologia. Uno dei modi più accattivanti per scoprire il parco è andare alla scoperta dei suoi inediti “percorsi femminili” . Qui tra le tante testimonianze di alti e maestosi tumuli si scorge l’anima aristocratica che si fece strada dal IV secolo a.C. Ne è traccia la necropoli di Grotte, caratterizzata da tombe scavate nella pietra panchina. Sepolcreti ipogei, con ripide e strette scale tra pareti di roccia, dal fascino intatto. Tra queste spicca una tomba, conosciuta come la 14, che ha conservato intatto il suo ricco corredo, appartenuta ad una donna di forte prestigio sociale. Era stata sepolta cremata e non inumata, e sola in un contesto di sepolture familiari. Riti e usanze riservate unicamente a personaggi di rilievo. Il suo corredo ricco di vasi per la mescita del vino e di candelabri, tutti legati al tema del simposio (momento di aggregazione del dopo cena etrusco), fa pensare che si trattasse di una sacerdotessa di Dioniso, un ruolo tutto al femminile in era etrusca.

Il corredo si trova oggi al Museo archeologico di Piombino e vale una visita, perché vi è stata ricostruita la sepoltura, ma l’emozione di giungere nella spettacolare Necropoli ipogea monumentale non ha prezzo. Il percorso, partendo dal centro visite, seguendo la via delle cave, dura circa 2 ore attraverso un cammino di media difficoltà, adatto a chi ami passeggiare nella natura. La donna era infatti emancipata, in casa godeva di pari dignità rispetto al marito, avendo anche la possibilità di banchettare al suo fianco  e ne sono testimonianza i corredi rinvenuti nelle tombe. Le aristocratiche etrusche vivevano una propria vita sociale anche al di fuori delle mura domestiche, che si traduceva in un’attiva partecipazione alla vita pubblica, tra spettacoli e gare atletiche. Colte, risolute e capaci di leggere.

 Per informazioni: www.parchivaldicornia.it

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